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(dalla prima pagina)
GESTIONE DELL’ACQUA IN EDILIZIA
Tutela delle acque dalla scala territoriale a
quella edilizia
La tutela dell’acqua e l’attenzione nei confronti del
rischio idrogeologico a livello territoriale è stata
affrontata in modo molto chiaro ed esaustivo dal-
l’
Arch. Roberto Erich Trevisiol
, docente dell’Uni-
versità IUAV di Venezia, che da anni si occupa di
questo tema.
L’
acqua potabile sulla Terra è molto scarsa
ed è
poco tutelata: l’aumento della popolazione e delle
attività industriali ed agricole nell’ultimo secolo ha
portato ad un aumento del consumo idrico e degli
scarichi. Il riscaldamento globale e l’intervento
umano nel modificare il ciclo naturale dell’acqua
si prevede porterà nel 2025 ad una
emergenza
idrica soprattutto nelle aree urbane
, dove si
concentra la maggior parte della popolazione. Si
prevede anche che l’agricoltura sarà costretta a ta-
gliare il 40% del consumo.
Sul fronte della tutela della risorsa,
in Italia la si-
tuazione è grave
per tre aspetti: la disponibilità
della risorsa, la qualità delle acque di scarico e le
perdite della rete di distribuzione (che causano la
dispersione di più di 1/3 dell’acqua disponibile).
L’
acqua è sprecata ed usata male
: basti pensare
al fatto che nelle nostre case consumiamo il 20%
dell’acqua potabile a disposizione anche per usi
non alimentari.
La
normativa italiana
in materia, non aggiornata
e recepita in modo differenziato a livello regio-
nale,
non offre un livello di tutela adeguato
come invece avviene in altri Paesi europei.
Anche la tariffa a m
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che l’utente italiano paga per
il consumo di acqua è molto bassa rispetto ai no-
stri vicini di confine, e ciò non contribuisce a su-
scitare la giusta attenzione nei confronti del suo
utilizzo.
È
necessario un cambiamento a livello culturale
che spinga a
consumare meno acqua
nelle no-
stre case e a
recuperare le acque meteoriche e
quelle grigie
(cosa, quest’ultima, tutt’ora vietata
in Italia). Adottando semplici accorgimenti nel-
l’utilizzo comune dell’acqua e sistemi di recupero e
riutilizzo di quelle reflue è possibile recuperare ben
il 50% del fabbisogno.
Gli strumenti ci sono già
: sostituzione di rubinetti
ed elettrodomestici obsoleti, regolatori di flusso,
sciacquoni dei WC a doppio scarico differenziato,
temporizzatori, termoregolatori, contatori intelli-
genti, separazione degli scarichi fognari, irriga-
zione dei giardini con la tecnica del rain garden,
realizzazione di tetti e pareti verdi degli edifici,
posa di pavimentazioni filtranti, ecc.
Negli altri Paesi europei il consumo di acqua nelle
abitazioni è
uno dei parametri considerati per il
rilascio della certificazione energetica
.
Oltre alla riduzione degli sprechi, l’Arch. Trevisiol
ha anche affrontato la questione della
gestione
oculata del territorio per ridurre il rischio idro-
geologico
. Tutti abbiamo ancora impresse nella
memoria le immagini del territorio vicentino com-
pletamente allagato nel novembre 2010, e ogni
autunno la paura di nuove inondazioni si rinnova
puntualmente.
Le attività umane hanno grande responsabilità
nella determinazione di eventi di questo tipo.
L’uomo ha modificato, peggiorandolo, il ciclo
naturale dell’acqua
: impermeabilizzando i terreni
è stata notevolmente ridotta la capacità di assor-
bimento delle acque meteoriche, con conseguente
riduzione dell’evaporizzazione che contribuisce alla
formazione di nuove piogge.
Si rende necessaria quindi
una revisione della
pianificazione urbana
, basata su un nuovo con-
cetto di edilizia. All’estero ci sono esempi eccel-
lenti di aree urbane che gestiscono lo scorrimento
delle acque a livello non più centralizzato ma lo-
cale, con la possibilità quindi di adottare le misure
più adeguate per la conformazione dei terreni.
In alcuni settori relativi alla gestione dell’acqua
l’Italia ha realtà di eccellenza, come la fitodepura-
zione, ma poi si riscontrano grandi difficoltà nel-
l’applicazione pratica e diffusa sul territorio delle
tecnologie sviluppate.
In conclusione, ridurre gli sprechi e gestire bene
l’acqua è possibile a patto che avvenga un cam-
biamento culturale sia a livello di singolo cittadino
che di enti preposti alla definizione di legislazioni
moderne ed efficaci.
Raccolta e trattamento delle acque di
prima pioggia e fitodepurazione
Dopo il primo intervento di inquadramento gene-
rale, il convegno è proseguito con l’illustrazione
concreta di soluzioni tecniche atte a recuperare e
riutilizzare l’acqua.
Come affermato anche dall’Arch. Trevisiol,
le
acque di scorrimento in ambito urbano sono le
più inquinate
. È necessario quindi adottare mi-
sure idonee a raccoglierle e depurarle per reim-
metterle poi in circolazione.
Proprio la
raccolta e il trattamento delle acque
di prima pioggia
è stato l’argomento trattato dal-
l’
Ing. Alberto Zuccolo di Isea Group
, azienda lea-
der a livello nazionale ed internazionale nel
settore.
Tutti gli impianti che l’azienda propone sono
im-
pianti modulari in polietilene
che, rispetto al tra-
dizionale calcestruzzo, non è corrodibile, è leggero,
riciclabile, standardizzabile e facilmente adattabile
ad ogni singola esigenza.
Isea, oltre alla progettazione e realizzazione degli
impianti, anche grazie alla collaborazione con il
Gruppo STEA, è in grado di fornire soluzioni diffe-
renziate per ogni tipo di esigenza, partendo dalla
fase di analisi delle necessità del cliente, all’assi-
stenza in cantiere fino alla manutenzione e ge-
stione.
Le acque di prima pioggia sono le acque di dilava-
mento delle superfici di pavimentazione, quindi
potenzialmente inquinanti. Esse devono essere
sottoposte a trattamento prima della loro reim-
missione nel circuito. La legislazione in materia ri-
sale al 1999 ma non è stata ancora recepita da
tutte le Regioni italiane. La legge regionale veneta
di riferimento risale al 2009 e definisce le aree a
rischio di inquinamento delle acque di prima piog-
gia:
parcheggi, autolavaggi, piazzali
. Il volume
di acqua da trattare è stabilito nei
primi 5 mm di
pioggia
distribuiti sul bacino elementare di riferi-
mento. Il rilascio di detti volumi nei corpi recettori,
di norma, deve essere attivato nell’ambito delle
48 ore successive all’ultimo evento piovoso. Si con-
siderano eventi di pioggia separati quelli fra i quali
intercorre un intervallo temporale di almeno 48
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